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IL
CASTELLO
Dall'alto
della collina, a Est del centro abitato, il Castello medievale
sovrasta con la sua imponente mole i comuni di Raviscanina e S.
Angelo d'Alife. Una leggenda afferma che fu edificato probabilmente
nel IX sec. dai superstiti di Sperlonca, che gli assegnarono il
nome di Castello di Rupecanina in ricordo forse del Pago Caninio di
epoca romana. Fu poi distrutto dai Saraceni ed infine ricostruito in
varie fasi dai Longobardi prima e dai Normanni poi. Fu proprio con i
Signori normanni De Quarrel Drengot che si ebbe il periodo di
massimo splendore del castello di Rupecanina. Nel 1304, sotto gli
Angioini, la rocca e il borgo furono saccheggiati e nel 1456 un
violento terremoto provocò gravissimi danni all'intera struttura.
La Fortezza si compone di una cinta muraria esterna ormai ridotta in
ruderi, dalla quale però, si può desumere l'antica struttura. La
cinta muraria aveva probabilmente un'altezza di circa 10 mt. e
presentava cinque bastioni, di cui tre a forma di torre
quadrangolare e due a forma di torri rotonde. All'interno di tale
cinta, nel punto più elevato si erge il Castello vero e proprio,
ben conservato, col Maschio circondato da un recinto murario con
feritoie. All'interno di tale cinta, che costituisce il cuore
dell'antica fortezza è presente anche la cappella di S. Lucia di
cui rimane l'alta torre rotonda e l'abside quest'ultima
probabilmente preesiste al castello stesso e di notevole importanza
per gli affreschi di tipo bizantino abbastanza ben conservati. Il
maschio, consistente in un torrione quadrangolare presenta un piano
terraneo senza aperture all'esterno comprendente due vani, uno dei
quali era adibito a cisterna; un primo piano con porta d'accesso,
nella quale si entrava per mezzo di un ponte levatoio con due vani;
un secondo piano che anche doveva comprendere per lo meno due
ambienti e presumibilmente altri piani sovrastanti di cui nulla
rimane
LA
CAPPELLA DEL CALVARIO
Posta sulla ex via distrettuale Raviscanina-S.Angelo-Piedimonte fu
ampliata e ristrutturata da mons. Francesco Nobilomo, che realizzò
la costruzione delle quattordici stazioni della Via Crucis in
maiolica che conducono alla Cappella. Le stazioni ristrutturate dal
parroco Don Salvatore Zappulo con la collaborazione gratuita degli
artigiani e operai locali, esse sono visitate da numerosi fedeli. La
cappella ristrutturata nuovamente nel 1995, è da visitare
soprattutto per un affresco del seicento.
GROTTA DI SAN MICHELE ARCANGELO
Si trova alle falde meridionali della collina del Castello, al
confine tra i territori di Raviscanina e S. Angelo d'Alife. Questa
grotta esplorata soltanto pochi anni fa, sia dal C.A.I. sia dal
gruppo speleologico della zona. Dovette essere certamente dimora
dell'uomo primitivo, come testimoniano tracce di antichissime
pitture purtroppo non più visibili. Nel suo fondo i Longobardi
eressero un santuario, che consta di un tabernacolo che ricopre un
altare due nicchie ed una vasca rotonda, forse battistero dedicato
tutto a S. Michele Arcangelo, protettore della nazione Longobarda.
All'entrata della grotta si nota una perforazione nella viva roccia
ed in quella dirimpetto come un tentativo di perforazione fatto con
una zampa con lunghi unghioni. Narra la leggenda che proprio in
questo luogo vi fu una lotta tra il Demonio e l'Arcangelo Michele.
Questi impose al Maligno di rientrare negli abissi da cui era
uscito, dando dimostrazione della sua forza forando con la sua spada
all'ingresso della grotta, la viva roccia in tutto il suo spessore.
Il Demonio volle fare altrettanto con i suoi artigli, ma riuscì
solo a graffiare la pietra e quindi, sconfitto, sprofondò
nell'Inferno per il fondo della grotta L'Arcangelo tornò alla sua
grotta di Monte S. Angelo percorrendo il lungo cammino sotterraneo
al di sotto del Matese e del promontorio del Gargano. Da allora si
ritiene che le due grotte siano in comunicazione
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